Questa mattina abbiamo partecipato ad una messa per ricordare un giovane ragazzo strappato alla vita, poco più di un mese fa.
Le parole del parroco, a commento dei passi scelti, hanno cercato di confortare, aiutare, coccolare quasi due giovani genitori seduti al primo banco, composti e silenziosi. Si parla di vita eterna: questo bel giovanotto ci ha preceduto, sta sperimentando l'amore del Padre, ci protegge.
Nessuno riesce a trattenere le lacrime, come sarebbe possibile pensando che non è più rientrato a casa dopo una serata con gli amici? La madre lo vorrebbe ancora vedere, accarezzare, gli vorrebbe preparare i suoi piatti preferiti, stirargli la felpa che gli piace tanto, apparecchiare per la colazione insieme, invece ogni mattina prima di recarsi al lavoro passa al cimitero per una preghiera, un "saluto", come un dovere irrinunciabile. Quel padre, orgoglioso di un figlio impegnato nel sociale, in parrocchia e in ogni associazione paesana, rimane in silenzio, saluta e abbraccia tutti quelli che gli si parano davanti.
Questa è la vita?
Io, tanto fedele, sono assalita da mille dubbi e domande a cui non riesco a dare risposte convincenti.
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