Avrei voluto scrivere qualcosa di divertente, uno di quei giochi di parole e concetti fumosi che tanto successo riscuotono, fino a far schizzare il conta-contatti a trecento e passa visualizzazioni - come per gli articoli politico/amministrativi salve sindaco! - ma non posso.
Non posso perché non mi viene in mente niente di brillante, di spiritoso, perché questa sera mi sento molto riflessiva e profonda e arrabbiata con i social network. O meglio, sono arrabbiata con l'uso distorto - così si dice - che ne fanno le persone che quotidianamente si mettono in contatto, in ascolto, spulciano, sbirciano, leggono i social.
In questi giorni ho dovuto rimuovere dal mio diario social diversi messaggi equivoci, alcuni tag di persone sgradite; ho ricevuto certi messaggi privati inutili e fuori luogo per una madre di famiglia, ma insomma che sta succedendo?
Gradirei che prima di impossessarvi del mio spazio multimediale, mi informaste, chiedeste il mio consenso; se accetto la vostra amicizia non vuol dire che appartenga al vostro movimento politico o stia sull'orlo di una crisi di nervi civica; se sono gentile e non alzo la voce non siete autorizzati a taggarmi per i vostri eventi, i vostri capolavori o le vostre serate.
Grazie.
Non si usano i social per offendere globalmente le persone, credo sia cosa buona e giusta parlare di persona, chiarire, guardare negli occhi chi attende delle spiegazioni, perché inondare le pagine di cattiverie gratuite, frecciatine, doppisensi oscuri alla maggior parte dei lettori? Ci si incontra, da persone civili, e si discute da soli, che è meglio!
Avrei molto altro da aggiungere, ma mi fermo qui, non voglio occupare oltre il vostro prezioso tempo, chi ha qualcosa da aggiungere è il benvenuto, sempre però con toni pacati, semplici ed educati, siamo adulti e dobbiamo dare il buon esempio.
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