Si parlava tra genitori di fine corso e inizio nuovo anno sportivo, se riconfermare l'impegno o cambiare strada, cercare nuove imprese o adeguarsi a quel che passa il paesello - che comunque offre diverse opzioni interessanti.
I miei pargoli sono molto decisi sul da farsi, sanno bene cosa affronteranno a settembre, o meglio cosa vorrebbero affrontare, un po' meno io, ancora titubante e frenata da impegni lavorativi, problemi logistici e incastro di impegni.
Comunque cercherò - come sempre, come tutti facciamo - di accontentarli, quantomeno di spostare la scelta a metà strada tra il volere e il potere, che non mi sembra poco!
Uno in particolare mi ha colpita affermando che è cosa buona e giusta praticare lo sport che offre più possibilità di riuscita, quello per cui si ha il fisico bestiale, cioè è inutile iscrivere un figlio tendenzialmente basso a pallacanestro, per evidenti mancanze e inutili sforzi.
Premesso che non mi piace lo sport a tutti i costi, che non vedo nessun campione tra i miei eredi, che lotterò per l'impegno nello studio e non nel "gioco", che replicare?
Basta che si divertano, che conoscano altri bambini, che si confrontino con altre realtà e rispettino le regole, che socializzino; certo il risultato è appagante, ma se il piccoletto volesse imparare a centrare il canestro, ben venga, sarà un'esperienza, un mettere alla prova le sue capacità, non ci vedo la sconfitta né l'aprirsi di una carriera sfolgorante.
Lo sport è gioco appunto, è il rendersi conto dei propri limiti e volerli superare e, se si fa parte di una squadra, il mettere a disposizione degli altri il proprio talento.
Credo.
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