Corriamo, ci affanniamo, cerchiamo la felicità sempre nel dopo, sempre oltre il nostro traguardo, nella vita degli altri, anche se inventata, falsa o fuori fase; viviamo per chi o cosa? Non riusciamo a goderci la famiglia, i figli ci sfuggono e li ritroviamo già grandi e autonomi - o così pare a noi - il rapporto con l'altra metà del cielo diventa laborioso, insostenibile, impegnativo, meglio declinare o lasciar scorrere.
Purtroppo è così: a chi non è mai capitato di pronunciare o sentirsi rispondere di non aver tempo, di non riuscire a sbrigare neanche le incombenze minime giornaliere, figuriamoci gli extra, allora per chi e cosa viviamo? Se non abbiamo la possibilità di renderci conto del trascorrere del tempo che ci è concesso di vivere su questa terra, lo sprechiamo, lo perdiamo, lo impieghiamo male, allora cosa ci resterà alla fine della corsa? Cosa avremo lasciato a chi ci sopravvive?
Come sempre la teoria mi è chiara, limpida, netta, poi al solito difetto sulla pratica: cerco di accontentare e assecondare desideri e richieste di tutti, che comportano anche impegno, dispendio di energie e cartamoneta, che naturalmente non piove dal cielo... Allora come si ferma il circolo, dove è il punto di equilibrio tra il dire e il fare? Non servono formule magiche, non serve teoria astrofisica, si tratta di correre dietro a sogni di gloria, carriera, perfezione materna, gioia coniugale, parità di diritti, eterna giovinezza, forma fisica e chi più ne ha più ne metta.
Però solo suggerimenti fattibili, non castelli di carta di ragionamenti astrusi...
Quante volte ho guardato al cielo
ma il mio destino è cieco e non lo sa...
che non c'è pietà, per chi non prega e si convincerà
che non è solo una macchia scura...il cielo...
Quante volte avrei preso il voloma le ali le ha bruciate già
la mia vanità e la presenza di chi è andato già
rubandomi la libertà...il cielo...
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