Primo incontro di quattro, formazione di Ambito 28, per imparare a diventare docente.
Il nostro formatore è Michele Palazzetti, che appena collegati si presenta e racconta in breve la sua vita, privata e lavorativa: siamo un gruppo di insegnanti della secondaria di primo grado intenzionati a capire come presentarci alla classe, cercare di piacere e motivare appunto i discenti, i ragazzi, i preadolescenti ad ascoltarci anima e corpo per sei ore al giorno cinque giorni alla settimana.
Impresa non facile.
Cominciamo con un esercizio di riscaldamento: libera associazione a cominciare dalla parola vento.
Il filo del discorso lo tiene Pinocchio: il burattino che diventato bambino vuole subito correre a scuola per compiacere il babbo, gli adulti in pratica.
Che ammaliare, coinvolgere gli alunni sia impegno semplice nessuno di noi lo pensa, ma il professore ci guida nella ricerca di situazioni e quadri lavorativi possibili, in modo tale da riflettere sul nostro ingresso in classe, notando quanto i ragazzi dicono non solo con la bocca ma anche con tutto l'atteggiamento corporeo.
Già perché di questo si tratta, comunicare la nostra voglia di esserci, ascoltare, capire e comprendere quanto il ragazzo, ogni singolo alunno ci sta trasmettendo e accogliere: stiamo lì davanti a loro non solo per il rispetto delle regole scolastiche e la trasmissione dei concetti disciplinari, ma il nostro mandato prevede di sviluppare la relazione educativa, contribuire dunque allo sviluppo globale della persona. Considerando che quella persona ancora non ha percezione completa di sé stessa, ancora deve capire il proprio posto nel mondo qui e ora, figuriamoci se si può interagire prospettandole il futuro e la bontà di qualcosa che sarà.
Dunque considerare Pinocchio sí ma anche quel Lucignolo che vive in ognuno di noi, per non parlare della trappola dialettica della Fata.
Un ottimo incontro che ha offerto stimoli e incoraggiamento ai partecipanti, senza tralasciare una riflessione su parole che potrebbero essere interpretate come affermazione giudicante, perché motivare non significa standardizzare, ma divertire e stimolare, presentandoci come adulti di riferimento in quanto specchio per i ragazzi.
La vita è il nostro modo di vivere in mezzo a quello che ci capita, le persone che incontriamo e con le quali ci relazioniamo.
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