E oggi abbiamo scalato piramidi, sì piramidi culturali di diverse competenze e abilità per conquistare la vetta, ossia il risultato desiderato esterno. Armati di acculturazione e civilitas seguendo il verbo del guru dell'italiano per stranieri Balboni, ci siamo addentrati nelle spirali del pensiero etnocentrico per giungere a conclusioni di relativismo culturale strizzando un occhio a Galimberti divino, padre misericordioso di coefficienti sociali.
Dialogo, intercultura, facile a dirsi ma poi i parametri? Ego-centrici, europei "superiori" e civili? La globalizzazione c'è o ci fa? Parliamo di politica, quella seria, di approfondimenti e confronti, senza woke. Sì senza cancellare, rivedere, correggere a posteriori, ci riusciamo a mantenere mente vigile e linguaggio corretto? Ma che razza di processo nell'arco di una vita vogliamo affrontare? Che sia un vissuto, ai nastri di partenza noi comunque siamo la summa di tutto, famiglia in primis.
Ritrovarsi in quartieri ghetto in cui insegnare a gruppi scolastici a forte prevalenza straniera, di seconda generazione, che cercano l'inclusione o soffrono le differenze? Capita, anche in piccoli centri, non necessariamente grandi città cosmopolite: potremmo imbatterci in forme di patriarcato? Attenti al lessico a destra e ai contenuti a sinistra, cantiamo Gaber suggerisce qualcuno; rivalutiamo il femminile singolare è la grammatica che ce lo chiede, apriamo le porte scientifiche e letterarie cercando di accorciare i tempi e annullare secoli di dimenticanza, leggiamo la Mazzucco, esaltiamo la sorella di Mozart.
Tutto questo ed altro ancora al terzo incontro di formazione L2, grazie al professore Daniele Gatti e ai miei colleghi corsisti. Il confronto è sempre un piacere, piccante e confusionario ancor di più.
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