Sono trascorsi diversi giorni, abbiamo scavallato l'anno e sempre a tavola ci ritroviamo.
Le feste comandate servono anche a questo, sedersi attorno ad una tavola imbandita colorata abbinata ricca speciale e raccontarsi per riannodare i fili. I mesi corrono veloci, tra impegni di lavoro e familiari, ma arriva poi quel periodo dell'anno da dedicare ai legami e la cucina in questo gioca un ruolo fondamentale.
È bello, inutile negare, è un abbraccio caldo l'invito che ti arriva in tempi non sospetti quando si cominciano a programmare spese portate abbinamenti.
Ci sono momenti canonici, tradizioni consolidate, appuntamenti che prevedono uno specifico menù e poi ci sono le serate organizzate come una puzzle con convitati assortiti con passione comune, parentele e amicizie: entrare in una casa per la prima volta e sentirsi subito accolti senza impaccio è una delle esperienze più motivanti, una prova sostanziale.
Certo l'arte culinaria è un'arma a doppio taglio, ti lusingano le attenzioni o i manicaretti, ma ti potrebbero anche affossare, annegare in una sorta di paragone tra la tua tecnica e quella di una vera appassionata e quindi mangi per dimenticare il tuo "triste secondo".
Ho invitato commensali al mio umile desco, per stringere amicizia e per ricambiare affetto, sventare la solitudine e colmare vuoti. Sono consapevole, mi arrabatto e mi impegno, ma non arriverò mai ai livelli delle cuoche che ci hanno aperto la loro casa e ci hanno viziato, condito, deliziato, addolcito.
Sono riconoscente per ogni momento trascorso, delizia assaggiata, sorriso ricevuto, ricetta condivisa, parola di conforto ricevuta e, naturalmente, dolce assortito.
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