Clima caldo, aria frizzante nella parte iniziale perché la vediamo in modo diverso, opposto addirittura su certi aspetti fondanti e fondamentali: contenuti, libertà di insegnamento come da Costituzione, indicazioni ministeriali, scelte singole o programmate... Il nostro formatore insiste sul concetto di libertà da pregiudizi e preconcetti, magari valutando storia e situazione di chi abbiamo di fronte a confronto con noi stessi studenti indisciplinati o fuori dagli schemi.
Culto, credo, radici culturali: il campo spirituale è sempre spinoso e minato, facile impelagarsi in qualche diatriba sociale, sospetta chiusura mentale, superiorità o superomismo controproducente.
Per fortuna arriva la pausa caffè che distende gli animi e abbassa i toni, sempre culturali, ci mancherebbe, ma pur sempre tesi e ben sostenuti da interruzioni ed esempi frequenti, proprio quello che bacchettiamo ai ragazzi.
Secondo tempo, squadre di lavoro.
E allora offriamo il meglio della nostra professionalità, dal gospel alla scrittura cinese, dalla famiglia patriarcale alla coppia dipinta che nasconde messaggi criptati, passando per fave di cacao e letture consigliate.
Capita così che il confronto alzi i toni, che il cerchio del dialogo diventi arena in cui confrontarsi su questioni lessicali, sociali, dialogiche: volano termini pesanti tipo famiglia declinata in forme orientali, colonialismo che azzera i popoli o risuscita spiriti.
Bello il confronto, costruttivo e peculiare, che sia orizzontale tra colleghi di ordine o verticale tra più ordini. Il colore viola piace, lo specchio Arnolfini cattura, il capostipite attecchisce.
Alla prossima settimana, universal-menti.
E comunque dovremmo leggerlo, Cazzullo!
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