Molti si lamentano di novembre, un mese di passaggio, grigio e noioso, il mese dei morti dicono, un poco tetro e tanto piovoso di solito. Lo adoro, io. Da sempre, ma in particolare da quando mi sono ritrovata - causa di forza maggiore - a districarmi tra gli impegni stagionali della campagna: finalmente quando arrivava novembre era la pace, la tranquillità e il riposo. Finito il ciclo di lavori stagionali, delle raccolte, ci si riposava, si rimettevano a posto tutti gli attrezzi agricoli, in attesa del silenzio invernale ristoratore.
Perché lamentarsi del mese della quiete, del silenzio e del riposo?
D'estate è una corsa continua, in fibrillazione, c'è sempre tempo per ogni impegno, non arriva mai la fine della giornata e anche dopo cena, scatta il momento dell'allenamento, della passeggiata di corsa, del giro per un gelato e il fresco della panchina. In pratica il nostro corpo subisce mille stimoli, sollecitazioni, sempre vigile e accorto, sull'orlo di una crisi ginnica, mistica, solare e cellulitica.
L'autunno invece, il cambio dell'ora, il buio, le tenebre, il caldo casalingo, il fuoco di un camino non è caldo come il sole del mattino... Ma ci accontentiamo del ritmo rallentato, quasi da letargo. Si cena prima, si pulisce e velocemente si guadagna un posto sul divano, poltrona, plaid, scalda coperte o quello che preferite.
E godiamocelo questo tempaccio freddo, il vento pungente, le guance arrossate, l'umidità che minaccia le articolazioni, l'impasto che lievita, il forno caldo, i biscottini...
Chi ha detto che novembre non merita tutto il nostro rispetto?
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