Un mese dall'incomincio, esattamente un mese dalla mia presa di servizio.
Come stiamo a scuola? Bene, anzi benissimo. Perché li vedo in faccia, anche se mascherati, sorrido e li prendo in giro, mi guardano negli occhi quando combinano qualcosa di sbagliato, mi consegnano i compiti per casa, scritti sul foglio, nel raccoglitore e leggono ad alta voce, davanti ai compagni, titubanti con un po' di vergogna, ma si confrontano e sono contenti degli apprezzamenti, certo un po' meno delle pecche condivise.
Stiamo a scuola per sei ore, seduti, ci alziamo se possiamo, per espletare i bisogni, ne prendiamo nota; siamo forniti di un attrezzo che chiamare lavagna lo rende importante, ma va bene lo stesso.
Non siamo armati di registro elettronico, la LIM sta solo nell'aula di terza, ma l'audio stenta; non abbiamo un'aula multimediale, ah anche la linea internet risulta dispersa nel corridoio; una stanza sta chiusa perché piove dal soffitto; la palestra per il momento non si utilizza.
La biblioteca, quella sì, perché ci aspetta dallo scorso anno, piccola ma fornita, ricca di volumi scelti-acquistati-donati-rimediati-riciclati.
Nessun distributore di liquidi, o ti porti qualcosa da casa o appena puoi corri al bar, perché neanche il telefono fisso dà segni di vita.
Siamo in pochi, ma buoni molto buoni e ci si aiuta, ci si sorregge, ci si appoggia, ci si sostituisce.
Siamo in mano ad una bidella che se potesse ci farebbe cambiare anche le scarpe all'entrata, ci sanifica, ci pulisce, ci lustra il corridoio e i servizi più volte durante la mattinata...e ci aiuta, in tutto.
La SCUOLA non è l'edificio, o almeno non solo quello, certo uno meraviglioso stile finlandese non ci farebbe schifo, anzi.
La SCUOLA è fatta dal gruppo, dall'unione di più generazioni, dall'incontro di cultura e di culture, da regole da seguire sempre e comunque, da rispetto per il compagno fragile, la compagna timida, la mascherina a posto, la consegna del libro del mese, il materiale completo, la conversazione in lingua, la certificazione completa, il libretto compilato.
Perché chiudono le scuole e privano i giovani di tutto questo, invece di potenziare i trasporti, migliorare la sanità pubblica e formare tanti nuovi operatori sanitari?
Perché l'alternativa sta nel lasciarli a casa davanti ad una classe virtuale senza contatti reali?
La scuola non si può sostituire tanto facilmente, anzi non si può proprio sostituire.
E poi non vi ho parlato degli insegnanti "straordinari"...
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