Tanto le dovevo, un articolo sulla sua terza fatica da pellegrinaggio.
Cammino primigenio, nell'anno giacobeo, cento chilometri cento in totale, il minimo per ottenere la compostela, la pergamena del pellegrino.
Mia sorella non è una fervida credente, eppure ha deciso di intraprendere questa ennesima prova.
Nonostante il periodo Covid, difficile destreggiarsi nella ricerca dell'alloggio, ostello da tappa in tappa.
Nonostante il non trovare un punto ristoro lungo il percorso giornaliero.
Nonostante la solitudine dell'iniziativa - perché ci si incammina anche da soli, per poi stringere amicizia e offrire o ricevere aiuto lungo la polvere e le difficoltà.
Nonostante una muta di cani l'abbiano assalita prima dell'alba, correndo un grosso rischio.
Nonostante tutto.
Si cammina anche per trenta e passa chilometri, si raggiunge il riposo e all'alba del giorno dopo si riparte, così per una settimana lontano dal traffico, dal rumore, dalla calca, dalla quotidianità insomma, per ritrovarsi, mettersi alla prova, cercare spiegazioni, invocare un Dio, chiedere aiuto, saggiare la propria resistenza, pregare?
Se lo chiedi ad ognuno dei pellegrini, ognuno risponderà a modo suo: ai boliviani, al messicano Carlos che l'ha soccorsa e aiutata fino all'entrata per la Porta Santa, quando alle otto del mattino la piazza ancora è vuota e ti senti piccolo e provi solo il bisogno di piangere perché sei arrivato, hai raggiunto la meta e puoi chiedere la tua compostela.
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