mercoledì 4 febbraio 2015

ALL'ESTERO E' MEGLIO...

 Vivo nel paesello dalla nascita, mi sposto solo per diletto, ma poi torno sempre e non ho mai pensato ad un trasferimento definitivo in un'altra sede nazionale, figuriamoci fuori dai confini.
 Eppure va tanto di moda la frase "fuga di cervelli" e, aggiungerei, di cuori.
 I nostri giovani si trasferiscono, per studio e per lavoro, in altre nazioni europee, più raramente extra; per me è una ferita sempre aperta.
 Mia sorella, come ho avuto già modo di commentare, ha deciso ancor giovanissima di vivere in Spagna, prima per studio poi per lavoro, non che la situazione economica generale sia migliore della nostra, ma a lei sta bene così, pace.
 Quando un giovane se ne va, a mio modesto modo di vedere, è una sconfitta per la generazione dei padri, che non hanno saputo costruire un futuro sicuro per i figli: con sicuro non intendo il posto fisso sotto casa, ci mancherebbe, ma un posto di vita nella nostra splendida nazione.
 Si riempiono la bocca, i nostri attempati burocrati, con tante belle espressioni calcistiche, ma poi nessun giovane ha un'occupazione che gli permetta di pagare un mutuo e i politici si rifiutano di rinunciare ai loro vitalizi dorati, ai loro privilegi.
 Quando un trentenne se ne va, non è un azzardo, spero non sia disperazione.
 I miei figli appena autonomi faranno le vacanze-studio, gli scambi culturali o qualsiasi altra formula-viaggio per capire come gira il mondo, per non trovarsi spaventati come la sottoscritta, all'oscuro dell'inglese, colpa anche della giurassica istituzione scolastica italiana, che prevede lo studio di questa lingua in ogni ordine e grado da pochi anni, e non sempre ad ottimi livelli.
 Siamo un popolo di mammoni, di bamboccioni, noi italiani, non voglio crederlo.

Caprarola - Palazzo Farnese Sala del Mappamondo

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