Pomeriggio appena trascorso, scrivo di getto, mi piace.
Incontro a Palazzo Chigi: abbiamo ascoltato il maestro Luigi Fondi spiegare l'arte contemporanea in mostra, la sua e quella di altri quattro colleghi, tra cui Tito Amodei, padre Tito.
Su due piani, ci si passa attraverso, le opere riempono, è proprio il caso di dirlo, lo spazio espositivo, quadri e sculture di ogni dimensione e materiale dai soggetti sacri a quelli profani, dalla cronaca al sogno. Certo, l'arte è... e non può non essere, mi viene da concludere parafrasando Parmenide, l'arte non si spiega, la ami o la respingi, punto.
In questa esposizione, a mio modestissimo parere, ci sono ottimi spunti, che ognuno deve cogliere secondo il proprio sentire, ma in particolare la presenza dell'arte come coscienza dell'umano: il divino umanizzato, l'uomo al patibolo, la donna/preda, il tradimento e la tensione al successo, ad esempio.
Al primo piano, il corridoio a destra è regno della collezione Ranucci, Lucio pittore originario del paesello, ben ventiquattro quadri in mostra permanente: grazie a Luigi li ho guardati con occhi diversi, sarà che ne parla in modo coinvolgente, sente Ranucci molto affine al suo fare artistico, al suo mondo politico.
E poi il maestro si è lasciato andare ad un elogio nei miei confronti, cosa più unica che rara, indicandomi varie strade di studio e approfondimento, si può fare...
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