E allora siamo alla seconda Pasqua lontani, chiusi, protetti, marginali, rossi.
Si era detto di stare attenti ad ottobre per salvare il Natale, poi si era rimasti d'accordo di blindare il Natale per vivere in tranquillità la Pasqua, poi boh, comunque le scuole superiori non hanno mai effettivamente riaperto, i vaccini sono lenti ad arrivare e tutto sommato bisogna stare a casa per quest tre giorni e poi risorgere il martedì, ma gialli, a capirci.
Famiglie divise, conta degli affetti, cari estratti a sorte nel numero consentito, qualcuno sì altri dopo, a pranzo da me a cena da voi.
E giù polemiche, disordini, controlli dai balconi, dietro alle persiane, scannerizzate le foto social di assembramenti vari, domande a trabocchetto, vaglio della spesa nei carrelli, seconde case con passaporto o qualcosa del genere, in puro stile italiota, senza contare miglioramenti consistenti nei trasporti pubblici, nell'organizzazione e rispetto delle vaccinazioni per i casi deboli, aumento dei posti letto, rinforzo delle camere intensive, più infermieri, assistenti, personale medico...
Però.
Chi dice che tutti soffrano questa situazione?
Pensa a quanti hanno tratto beneficio dal divieto di invitare, magari hanno sempre sofferto e poco sopportato la confusione e ora sfoderano la scusa giusta della chiusura; dall'avere in mezzo ai piedi mocciosi, capricciosi, sbrodolosi ora si ritrovano liberi di rilassarsi, facile riposo, tranquillità e ambiente pulito; invece di tollerare parenti diretti, acquisiti, di seconda mano, stanno paciosi e silenziosi, col pranzo servito e avanzi per cena.
Comodi.
Taciti.
Sonnolenti e felici.
Non tutto il male viene per nuocere, cambia prospettiva.
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