Oggi pomeriggio ho approfittato dei dolci raggi solari che conciliano sempre una passeggiata e mi sono avviata a piedi al cimitero; siamo vicini alla festività che ricorda i cari defunti, seguo la tradizione di una visita ai miei cari.
Sempre il solito giro, dal cancello principale, quello storico, a destra per cominciare dai nonni materni, ma si passa davanti alla famiglia di Andrea, giovane e bello, una preghiera alla sua tragica scelta.
Quando ero piccola credevo che fosse normale e per tutti così avere i nonni dai nomi uguali, perché io avevo Peppa e Peppe, Angelo e Angela; mia nonna all'anagrafe era Trieste nata nel 1915, Grande Guerra e padre soldato in quella città di frontiera.
Poi passando lungo un vicolo si arriva alla sorella più grande di mia madre, zia Pasquetta, ufficialmente Angela in Menicacci, detto Fabio de Mindurzella al Paesello mio.
Da lì i nonni paterni, in alto, quelli della campagna aperta e accogliente, i Corsi di Canepina trasportati al Paesello e accasati tutti i figli qui, famiglia numerosa e prolifica. Mia madre giovane donzella era un'apprendista sarta a casa dell'Annetta, zia Corsi, dove scoccò la freccia Cupido.
E poi verso mio padre, lato nuovo del Camposanto; a destra si intravede il riposo della giovane e bella Daniela, ho pensato di avvicinarmi ai palloncini colorati che decorano sempre le sue foto, ma ho scorto la madre raccolta in preghiera solitaria e allora non mi sono neanche avvicinata.
Babbo Antonio mi ha guardata negli occhi oggi, ho parlato con il suo cenere muto, come fa mia madre che gli raccomanda sempre di proteggerci, anche quella che sta lontano, sempre in giro. Ancora non mi rassegno, ma la vita questo ci ha riservato, solo fiori per le grandi occasioni.
Al ritorno le bimbe di Rosangela e Marco, stelline innocenti che ti guardano dalle loro foto incorniciate da pupazzetti e fiori oggi un dio non ho, sono un uomo anch'io, ci sarà sicuramente un disegno divino, una spiegazione a noi uomini oscura, ma certo il desiderio di capirlo è tanto.
Verso il riposo di zia Lina, un'altra delle Piciucchinne di mia madre, ho trovato Federica classe '72 che ha lasciato due figlie quasi cinque anni fa, oggi splendide ragazze, continuano i miei cattivi pensieri.
E poi la zia Maria e lo zio Silvano, la sorella di mio padre la più grande e la miglior cuoca che si possa chiedere, non ho più mangiato altre sutrine buone e saporite - nel senso sorianese del termine - come le sue. Sono morti giovani entrambi, giovani genitori, giovani nonni.
Ho compiuto il mio dovere, una visita e qualche preghiera, tanto ci pensa mia madre, una pia donna lei, che tutte le mattine procede con le lodi e ci affida al Signore. La mia fede ogni tanto vacilla.
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