E come vuoi che vada, difficile.
Sempre, tutto, estremamente difficile.
Perché io sono una e intorno a me ho tante realtà, punti di vista, opinioni, nuclei, gruppi, consigli richiesti e appelli lanciati: immersione totale e affannosa.
Non si tratta di entrare, estrarre dalla tua bellina sporta di stoffa il materiale, sederti e cominciare a parlare.
No. Perché li guardi negli occhi e li vedi assonnati, stanchi, malati, provati, offesi, diffidenti, distratti e preoccupati, incattiviti o nauseati.
Per quello che hanno sentito, visto, intuito, capito, scambiato, fotografato, condiviso, scritto: si sentono grandi, vissuti, padroni della situazione, provano a fregarti, sì a fregarti. Vorrebbero il massimo impegnandosi il minimo, raggiungere la vetta scendendo ai più bassi compromessi, essere giudicati idonei con lo sforzo altrui.
E tu sei lì, in prima linea, nemico numero uno da raggirare o superare.
Credi di essere giusta, imparziale, equa, solidale, infinitamente pronta e preparata, intelligente ed estremamente carismatica. Ma non è così. E se per caso ti confondi, sbagli, ti incarti, sono lì a sottolineare, con la battutina, a trovare il doppio senso magari.
E poi quello che affermi tu o pensi di aver trasmesso, instillato, chiarito non sempre arriva tutto, chiaro e tondo. No, perché qualche volta si confondono, interpretano, tagliano, selezionano, anzi decontestualizzano.
E tu te la prendi, sola dentro una stanza e tutto il mondo fuori.
Perché credi che esista davvero un simile mestiere attimo fuggente?
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