S'è fatto veramente tardi, stasera.
Un'altra giornata di quelle lunghe e pregne di impegni, parole, numeri e scadenze.
Tutto tace perché il resto della famiglia dorme, sono sola in cucina con una tazza di latte caldo a tenermi compagnia.
Sono confusa, disorientata: il lavoro mi piace tanto, mi coinvolge come in un vortice da cui difficilmente si esce, eppure far bene e ottenere risultati è dura, parecchio. Raccogliere poi apprezzamenti è quasi impossibile.
Non leggo che improperi, disillusioni, insofferenze, malumori, aggressioni verbali continue che pesano, anche se non mi riguardano direttamente, le sento rivolte a questo mondo a cui non ho preparato i miei figli.
Si faranno le ossa, certo.
Ma quel mondo, quella realtà, quella società nel cui mito e speranza io sono cresciuta, che fine ha fatto?
Studio, sacrificio, istruzione: valgono ancora?
Oppure siamo tutti informati, pratici, saggi e sapienti, autorizzati a dire e dare?
Entrare in punta di piedi nella vita degli altri e restarci per aver conquistato un angolino di affetto, per la famiglia di sangue, oltre alla famiglia di sangue, nonostante la famiglia di sangue.
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