Venerdì pomeriggio, dopo le lezioni, dopo una riunione inter nos docenti di lettere di terza, gli esami si avvicinano pericolosamente: la pausa pranzo è veloce e ne approfittiamo per confrontarci su lavoro prestazioni aspettative e futuro.
Incontro ultimo con la dottoressa Rossetti, la psicologa per discutere e confrontarsi di alunni non ancora ragazzi ma non più bambini, cresciuti in fretta tra regole e restrizioni, gruppo di coetanei e materie da studiare.
Si discute di autoefficacia/capacità e di autostima/il valore che do a me stesso - il nostro essere in toto: differenza evidente, che si ripercuote poi a scuola e nella vita, siamo quello che sentiamo, quello che ci dicono gli altri, quello che vorremmo essere o che si aspettano da noi?
Interesse: quante energie mettiamo in campo per quelle attività che ci coinvolgono, ci piacciono, ci appassionano? E le nostre attitudini innate, apprese, sviluppate, trasmesse? Interesse ed attitudine coincidono e quanto? Possiamo anche essere appassionati d'arte, frequentare mostre e musei, ma certo non diventeremmo facilmente Picasso, però possiamo migliorare, competere con mano ferma e decisa, o no? Allo stesso modo mostrare attitudine per un certo campo non implica necessariamente interesse partecipazione o spesa di ulteriori energie.
La dottoressa ci domanda se noi riflettiamo questa situazione o siamo romanticamente negati per certi ambiti: manualità, decorazione, musica, giochi matematici...
Ognuno di noi esprime il proprio sentire, raccontiamo una parte del vissuto come figli, alunni, discepoli: docenti rigidi, calcoli impossibili, strade precluse, ripetizioni imposte, obiettivi persi per strada, cambio di vedute.
Si discute parecchio, di casi scolastici, di famiglia, di comunicazione motivazionale: siamo quello che appare dall'esterno, siamo il risultato di aspirazioni familiari, incoraggiamenti mancati, docenti profetiche, esperimenti sociali, metodologie filosofiche.
I nostri alunni hanno estremo bisogno di incoraggiamenti, esempi positivi, sorrisi, coinvolgimento emotivo, vita pratica, di capire a cosa serva la lezione, dove arrivi la spiegazione, dove tenda il nostro discorso e, soprattutto, dobbiamo credere in loro, nelle loro capacità, a prova di esperimento.
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