E quando parlo di paesaggio del mio paesello, intendo le ceneri vulcaniche sedimentate, stratificate e raffreddate di milioni di anni fa diventate oggi massi trachitici, sottobosco e meravigliosi sentieri nella natura.
Ci inoltriamo per la Faggeta, un tempo pascolo di maiali, osservatorio naturale intorno all' VIII secolo a. C. per i suoi mille metri e passa di altitudine, ma anche tra i castagneti, probabilmente pianta di importazione: furbi i Romani, perché gli Etruschi si mangiavano le ghiande di quercia, meglio la castagna dalla Turchia...
Il bacino del Tevere, le forre della Selva di Malano, i rapaci che vengono da queste parti a cacciare, il peperino e il tufo, il tracciato della via Amerina e della Cassia: questo e molto altro ci ha spiegato Marco Arriga, giovane architetto paesaggista, un poco emozionato, ma molto colloquiale e alla mano, davanti al pubblico della Sala Consiliare, che non é roba semplice!
Questo é stato l'ultimo incontro accademico - diciamo - del giovedì sera, comodi seduti in poltrona, poi si inizierà a fare sul serio, dal vivo, dalla teoria alla pratica: alle conferenze seguiranno uscite all'aria aperta, alla scoperta o riscoperta di angoli nascosti dalla vegetazione, ricchi di storia e di fascino misterioso.
Gli organizzatori hanno indicato come prima data domenica 26 marzo, per una passeggiata tra verde e archeologia, che non mi sembra per niente male come inizio!
Quando si dice che al paesello non si combina niente di buono, mi viene una rabbia...
Un ringraziamento particolare va ad Eleonora, che ha coordinato il tutto.
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