Letto, schematizzato, discusso in classe, mi piace la lezione "aperta", spuntata fuori, nata al momento, i ragazzi con l'argomento giusto sono molto ricettivi, non tutti, ma accontentiamoci...
I giovani e il loro futuro: la mia generazione anni '70 ed io come eravamo e come siamo diventati?
Intanto, ci sentiamo ancora molto ragazzetti, giovincelli, giovanili; molti vengono definiti Peter Pan, quelli che non hanno alcuna intenzione di crescere.
Se mi avessero incoraggiato di più da piccola, forse la mia storia si sarebbe svolta diversamente - ma con i se non si va da nessuna parte - genitori, famiglia, adulti, perché stavo pensando che, nonostante i Figli dei fiori e i Beatles, ai miei tempi era credenza comune e diffusa pensare che saresti diventato quel che erano i tuoi parenti più prossimi, avete presente no, operaio/operaio, negoziante/negoziante, notaio/notaio, professore/professore e così via...
Mi ricordo bene la distribuzione degli alunni, ne ho già parlato, l'assegnazione casuale, l'associazione insegnante/alunni, ma nella mia carriera scolastica - cursus studiorum ho trovato comunque sempre ottimi docenti, fortunata io, che si sono impegnati a trasmettermi grande sapere, non so quanto ci siano riusciti...
Però resta il fatto che il "sistema" così fungeva e funge, la maggior parte delle persone così ragiona, giudicando il germoglio dalle radici; non mi piace incolpare la società, un ente assoluto direi, di situazioni oggettive, reali e concrete, ma se parliamo di comune sentire, di generalizzazione del pensiero allora potrei essere concorde.
La vita é una lotta, mi sento filosofica, chi ha più motivazione va avanti, senza rinnegare le proprie origini, anzi sbandierandole fiero, parola di figlia di operai, nipote di contadini.
Chi vuol dire la sua, prego!
Cambia le tue stelle, se ci provi riuscirai
e ricorda che l’amore non colpisce in faccia mai
figlio mio ricorda
l’uomo che tu diventerai
non sarà mai più grande dell’amore che dai...
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