Intanto dopo aver letto diversi articoli sulla sua condizione di vita blindata, controllata dalle guardie del corpo, mi ero fatta tutto un film su un tipo scuro in volto, pensieroso, austero e concentrato; ci siamo trovati davanti un giovane prete - mio coetaneo - bello, alto, biondo e con un sorriso splendido che ha messo subito tutti a proprio agio.
Don Coluccia ha parlato a braccio, coinvolgendo tanti ragazzi sull'importanza dell'istruzione, del sapere e dell'impegno; ha narrato tanti episodi della sua giovinezza e della sua missione tra gli ultimi, quelli che vengono evitati e scansati, non considerati dalla società e per questo sempre più soli.
Una forza travolgente, un linguaggio infarcito di parole al limite del consentito e anche per questo molto divertente per i ragazzi: concetti importanti e profondi spiegati con parole semplici, a volte brutali, ma incisive.
La criminalità: nessuno deve far finta di nulla, nessuno che si possa girare dall'altra parte; il diverso non esiste: quando si ha bisogno di aiuto, tutti siamo uguali; l'educazione e le regole sono il primo passo per affrontare i boss, per annullarli della loro forza basata sull'omertà.
Ognuno di noi è chiamato a operare per il bene della comunità e della collettività: per i ragazzi fondamentale il discorso sulla confidenza ad un adulto di cui si fidano, parroco, insegnante o poliziotto, in chiesa come in caserma; siamo una nazione meravigliosa, ma il nostro territorio è controllato da troppe famiglie criminali, troppe organizzazioni che si stanno sostituendo allo Stato: ognuno di noi è colpevole di un morto ammazzato come di un ragazzo in overdose, questo l'appello forte di don Antonio agli studenti
Commovente, un'aura di forza comunicativa impressionante, dritto al cuore, senza troppe perifrasi o esempi astrusi; una forza che pochi riescono a trasmettere dritto al cuore.
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