TEATRO, A CALCATA CANTO DI NATALE

 L'invito era di quelli che non si possono rifiutare: i miei alunni impegnati con un laboratorio amatoriale nel loro paese di origine, assieme a genitori e parenti vari.
 Due gli spettacoli e noi possiamo partecipare a quello del sabato sera, partendo con un certo anticipo da casa, sia per la lunghezza del percorso che per l'inesperienza del luogo da raggiungere.
 E infatti in prima battuta ci siamo persi, vagando per le stradine tra Calcata vecchia e nuova, ma siamo arrivati in tempo, con la fortuna che un piccolo inconveniente ha ritardato l'inizio.
 Si entra con un obolo di offerta e alla riscossione c'è uno dei miei ragazzi, Matteo, che certo non si aspetta di vedermi lì!
 Sul palcoscenico si alternano quattro orfanelli, sono loro, mi sembra proprio di riconoscerli.
 Un classico che non ci si stanca mai di applaudire: il protagonista perfettamente calato nella parte - al diavolo - il viaggio nel passato con costumi azzeccati, la famiglia di Bob dolcissima e la moglie del nipote del vecchio taccagno esuberante.
 In particolare spendo una parola per gli intermezzi musicali, piacevoli e ben calibrati, complimenti alle voci che hanno trascinato il pubblico a battere le mani e a partecipare al coro, nel corso del racconto.
 Tutto in circa novanta minuti, con cambio di scena e cambio di abiti: il passare del tempo dalla fanciullezza alla vecchiaia, dall'amore alla freddezza di cuore, dalla solitudine all'unione.
 Sempre un piacere portare i miei pargoli a teatro, condividere emozioni e commenti; il clima natalizio poi concilia la riflessione e l'appassionarsi ai classici.
 Un saluto a Matteo, Francesco, Federico, Manuel e ai loro genitori, complici di coinvolgerli in un impegno salutare, che arricchisce e nutre nella crescita della persona.

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