È veramente tardi.
Capita quando per quella cena annuale ti ritrovi con una decina di coetanee a chiacchierare in un parcheggio vuoto del supermercato in disuso.
Siamo ancora munelle? No.
Dolori articolari, memoria a tratti scarsa, crisi delle maniglie dell'amore, difficoltà di digestione forse, cervicale perché da ragazzette non ci siamo asciugate i capelli.
Figli e mariti sistemati ci siamo incontrate ai giardinetti, come le pischelle automunite.
Antipasto a mezzo, pizza de gustibus, dolce di fuoco e caffè: non ci facciamo mancare nulla, per smaltire c'è tempo. Chi si aggiorna, chi racconta della scuola, chi si lamenta dei figli, chi non conosce nessun pettegolezzo: con calma raccontiamo ogni particolare.
Si cena, si brinda, si ride; scorrono le ore e qualcuna torna a casa: il lavoro fa suonare la sveglia troppo presto.
Poi c'è l'immancabile angolo dei ricordi dei professori delle medie, del ragazzetto innamorato, le marachelle e infine arrivano i problemi quotidiani, pochi o molti, ognuna i suoi.
L'importante è curarsi, il cuore o la traccia di sofferenza, il ginocchio pure. E poi scopri parti del corpo che potrebbero infiammarsi e procurare noia, fastidi e molte battute a doppio senso. Anche esplicite.
Siamo rientrate dopo i nostri figli, perbacco.
Serata Classe 75, donne. Un brindisi a noi e alla tigna, nonostante tutto.
Nessun commento:
Posta un commento