Abbiamo organizzato un incontro al volo, su due piedi, dall'oggi al domani, senza tanti preamboli: in tre ci siamo ritrovate al tavolo quadrato di un bar viterbese tra un'acqua tonica e un tagliere a chiacchierare per ristorarci, per mettere di nuovo i puntini al nostro "vecchio" rapporto di compagne di scuola, liceali a trentuno anni dal diploma.
Una alle risorse umane di una grande azienda, una sostegno specializzata in caso umani e una professoressa "tarda" ma a posto, ognuna a suo modo in conflitto con la prole, perché si sa che a qualsiasi età i figli sono impegnativi e votati a sottolineare la tua inadeguatezza da colmare sia nella tecnologia che nelle faccende d'amore.
Aggiornamento utile ed estremamente raccomandato per tenere le fila di vite lontane nello spazio, pendolari o sradicate dai contesti piccoli; si chiacchiera dei figli che crescono e scelgono la loro strada, di acquisti e investimenti importanti, di genitori anziani e amicizie fallite o ritrovate.
Dopo questi discorsi vari ed eventuali il ragionamento ricade sempre sui vecchi compagni, sui docenti più o meno amati, sugli apprendimenti: perché non tornare a studiare e iscriversi all'università? Magari l'università della seconda età ci costerebbe meno, ma noi non siamo pronte per la seconda età, nello spirito siamo ancora sedute ai banchi del Buratti ad ascoltare la Sarlo spiegare la Divina o la Palombi alle prese con la politica di Atene e il concetto di cittadino della polis...
Sarebbe bello incontrarsi faccia a faccia con le nostre professoresse, chissà se sarebbero disponibili.
Basta un accenno per accendere in ognuna la fiammella giusta, chi storica chi greca perché si sa che il greco una volta entrato nelle vene non esce più e anche alla primaria mentre spieghi scienze ti ritrovi ad illuminare d'immenso una metamorfosi triste ma fondamentale, solo dalla crisis del bruco nasce una farfalla.
Riusciremo a incontrarci di nuovo per festeggiarci?
Diciamo solo la verità.
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