E' mai possibile che per visitare una mostra "altra", non convenzionale, lontana dalla nostra civiltà e dal nostro modo di intendere il mondo, ci si debba organizzare durante la settimana e non per il fine settimana, ottimo per rilassarsi e girare da turisti?
Proprio così: si organizza un'esposizione aborigena, quadri di donne completamente opposte alle occidentali, anche solo nella foggia e nell'atteggiamento, in un posto comodo, al piano terra, vicino ad un ampio parcheggio, ma aperto solo in orario di ufficio, pausa pranzo compresa. Come far capire l'importanza del movimento di visitatori alle persone?
Comunque, sfogo turistico a parte, la mostra si svolge in due sole stanze, entrata e sala conferenze del BIC Lazio: grandi quadri appesi alle pareti, scintillio di colori, forme di luci, girandole di punti cromatici. Il soggetto devo confessare che mi è rimasto sconosciuto, colpa in parte mia che non parlo inglese, in parte colpa dei pannelli esplicativi, posti simmetricamente ai lati del palco, ma troppo lontani dalle opere.
Difficile impresa leggere la spiegazione, ricordarsi il nome dell'artista e cercarla nei cartellini bianchi e piccoli ai lati delle tele e interpretare il messaggio.
Mi spiace constatare tanta fatica persa per un prodotto particolare, poco noto e di conseguenza poco amato dal pubblico, specie se esigente come quello della città di cui sopra.
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