lunedì 9 giugno 2014

Claudio Strinati a Viterbo

Pomeriggio intenso quello di domenica 8 giugno a Viterbo, nella calma assoluta di una città nella morsa del caldo, semi-deserta come nelle migliori occasioni estive, sono corsa anche alla presentazione del libro di Claudio Strinati, critico d'arte, uno dei migliori, nonché grande esperto di Caravaggio.
Sala conferenze della biblioteca di Viale Trento, peccato che abbia sbagliato ingresso, entrando nell'edificio accanto, del tutto simile all'altro, ma deserto e abbandonato ai piccioni. Nessuna indicazione o cartellone pubblicitario per un evento speciale.
Fortunatamente sono stata salvata da un signore, che mi ha suggerito di cambiare portone.
Sono arrivata in ritardo, ma l'incontro era appena iniziato, stava parlando il moderatore, mia vecchia conoscenza: frequentavamo insieme i corsi universitari di Storia dell'Arte Medievale e Moderna.
Quando Claudio Strinati prende la parola, adopera un linguaggio semplice, colloquiale e il suo messaggio arriva diretto a tutti i presenti, siamo in tanti, tutti attenti e interessati, si parla di mestiere, di petrodollari, di arte italiana più o meno conosciuta negli Stati Uniti. Qualcuno del pubblico interviene con una provocazione, la più comune: l'arte contemporanea non si capisce, non ha un bel soggetto, rispetto ad un Raffaello. Strinati afferma che il suo compito non è spiegare l'esperienza estetica, un'opera può piacere o no, ma non sarà certo lui a spiegarci il perché ci deve piacere o meno. Accomuna il cibo, l'arte e il sesso, perché a questi si risponde sempre con un mi piace o non mi piace, per definire l'estetica come il perfezionarsi di ciò che abbiamo visto e vissuto da bambini. Una chiacchierata tra amici, ma di alto profilo, interessante e meravigliosa, come solo le persone sagge e preparate sanno tenere. Per concludere il nostro moderatore chiede cosa manca a Viterbo, come si può migliorare la Tuscia e ridendo lo studioso risponde:
- Almeno un doppio binario che colleghi Roma a Viterbo. Perché oggi non è più tollerabile impiegare due ore e mezzo per raggiungere questa città. La stazione alle nostre spalle diventa inutile.
Come dargli torto?
Cerchiamo la connessione veloce, andiamo tutti di corsa e Viterbo è ferma al semaforo rosso del binario.



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