Ho avuto una settimana piuttosto piena e interessante: ho svolto tante nuove mansioni (non si tratta di dolci, tranquilli!), ho organizzato, spiegato, scritto, commentato, festeggiato e ballato - mia cugina quarantenne.
In particolare, però, sabato è stata una di quelle giornate memorabili, folli, ma estremamente piacevoli e camaleontiche.
Mi sono alzata di buon mattino, dopo una bella serata con le amate cugine, con occhiaie speciali, quelle delle grandi occasioni e un certo ronzio cervicale - e non avevo bevuto; comunque mi sono preparata indossando semplici e anonimi abiti da perfida supplente di lettere. Cinque corpose ore a scuola - e ringrazio il Signore per il lavoro - tra Pascoli, comparativo dell'aggettivo e riforme di Solone; dopodiché mi sono infilata in abiti da moderatrice-intellettuale per la presentazione del libro di poesie nel pomeriggio paesano.
Calate le tenebre, mi sono trasformata - in nome del Comitato Festeggiamenti - in una donzelletta charleston con tanto di abituccio nero frangiato e boa rosso per danzare fino a notte fonda con il mio piccolo grande cavaliere, che alle due è crollato. Poi da buona Cenerentola mi sono ritirata a casetta, con un indimenticabile dolore da tacchetti - giusto il tempo di condividere le emozioni libresche, sicura di poter dormire fino a tardi.
Invece il mio buon orologio biologico mi ha permesso di aprire gli occhietti dopo ben quattro ore di sonno, in tempo per avviare il pranzo - il rollo domenicale - e andare alla messa in duomo.
Bella la vita!
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