venerdì 5 febbraio 2016

SE GLI UOMINI PARLASSERO DI MENO...

... E comunicassero di più, il mondo sarebbe un posto migliore, dove cercare aiuto e comprensione. Invece vogliamo tutti stare al centro della scena, essere i protagonisti, essere ascoltati e capiti, magari anche al volo e senza tante spiegazioni. Quanto sia difficile lo scambio di opinioni senza alterazioni di tono di voce ed espressione del volto, lo vediamo anche semplicemente percorrendo una strada paesana in macchina, alla ricerca di un parcheggio proprio in quel punto dove vorremmo fermarci e ci è impedito.
 Siamo diventati la generazione dell'immagine mordi e fuggi, della foto condivisa, postata, ammirata e cambiata dalla colazione al pranzo, fino alla cena in compagnia. Non dimentichiamoci di chiedere un parere, un consiglio o un aiuto e di ascoltare la risposta, magari di mettere in pratica il suggerimento, tanto per non peccare di presunzione.
 La bellezza ci piace, ci coinvolge, ci ammalia: ma chi ha stabilito il canone?
 Si è belli per quello che si compie, per come si lavora, per quanto tempo dedichiamo agli altri: chi è esempio d'amore e altruismo è comunque bello, è una bella persona e ha il potere di coinvolgere gli altri, essere da esempio e, magari, da guida.
 Cosa poi ce ne facciamo della parola altrui? Tutto sta nel farla entrare in azione, poi come un tarlo roderà la dura corteccia del nostro cuore, si insinuerà nella nostra mente e devierà il pensiero attivo, nel bene e nel male, naturalmente. Perché possiamo anche esserne male influenzati, raggirati, convinti che il falso sia sacrosanta verità.
 Fatto sta che nel dubbio, nell'angoscia, nell'indecisione si cerca sempre una parola-amica, un confidente con cui confrontarsi o, al limite, si prende un portatile e si scrivono alcuni articoli, qualche poesia o, perché no, delle filastrocche.


prende il nome dagli affreschi di 
Giovanni Antonio da Varese

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