Quanto rumore crea una brutta notizia su una docente del viterbese, e a buon diritto, certo.
Quanto dolore per un alunno morto in classe, durante una delle tante lezioni quotidiane, infinito per i genitori, i compagni increduli.
Questi casi non si discutono, lasciano solo amarezza, dispiacere e voglia di urlare contro.
Però, senza parlare da saputa, vorrei spezzare una lancia per i miei temporanei colleghi, quelli che hanno studiato una vita per specializzarsi, abilitarsi, dietro il continuo rinnovo delle regole, delle competenze e non vedono ancora la luce oltre il tunnel.
Ogni giorno in sala professori ognuno racconta un aneddoto spiacevole, si cerca la solidarietà degli altri, si cerca conforto e consigli per arginare la maleducazione verbale e fisica di giovanotti più alti del docente, per niente intenzionati ad ascoltare nozioni troppo lontane nel tempo e nello spazio dalla loro vita globale e attuale.
Chi viene alle mani, chi ti manda direttamente all'altro paese, chi messaggia anche dopo il sesto rimprovero, chi fa colazione inzuppando i cioccolatini nelle finte bevande del distributore sul banco mentre si interroga...Chi parla di questi nostri giovani?
Ogni giorno i miei alunni mi raccontano orgogliosi di come sono riusciti a far piangere i loro insegnanti lo scorso anno, "un vero mito", commentano e c'è chi si esalta ricordando quanto si è divertito a scuola, anche se questo gli è costato l'anno per la bocciatura.
Convocati i genitori, molti tentano di negare, anzi giurano di un figlio di tutt'altra razza a casa, tranquillo e sereno, per niente manesco, ci mancherebbe...
Allora, cosa si suggerisce?
Scultura di Rinaldo Capaldi
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