Pomeriggio domenicale di riflessione, due appuntamenti per la chiusura di un'esperienza toccante e molto sentita: Anna Oliverio Ferraris, di grande fama e Stefania Andreoli, che sinceramente non conosco.
La dottoressa Oliverio é stata professoressa e relatrice della tesi del padrone di casa, Ulisse Mariani, che per presentarla spende parole di grande stima e affetto; la conferenza é una miniera di consigli per genitori ed educatori: si sottolinea più volte l'importanza del gioco manuale, della scoperta del mondo fisico e non virtuale e tecnologico. I nostri bimbi non hanno alcun bisogno di mezzi tecnologici per divertirsi, per relazionarsi, per parlare e comunicare, anzi l'uso avventato inibisce la parola, troppi stimoli "piatti e veloci" scatenano l'inferno, specie in classe, come qualche scuola pilota ha provato a sondare. Come quando il bullismo prende spunto da certi video giochi, assurdo e pericoloso, perché il bambino perde il contatto con le conseguenze reali, non coglie le varie sfumature di gesti più o meno violenti nei confronti degli altri. Nella vita, ogni nostro atteggiamento presuppone una conseguenza anche tragica del nostro comportamento, cosa che sfugge a chi si fissa sullo schermo di giochi bidimensionali, asettici. I bimbi per crescere bene devono giocare in modo sano e semplice, commisurato ad età e capacità, che vanno sviluppate in modo graduale e controllato, sempre.
La seconda relatrice é stata una scoperta meravigliosa, che ci ha illustrato con fare sorridente e alla mano le difficoltà di crescita dei nostri adolescenti, ribelli per definizione felici ma non sani. Proprio così, oggi i figli nascono da genitori consapevoli, dediti a loro e ai loro desideri in tutto, super-genitori attenti ad ogni desiderio del pargolo nei primi dieci anni di vita, poi l'ansia... E sì perché i ragazzi ad un certo punto sentono un malessere, da curare, da analizzare, l'ansia da capire e sconfiggere. Colpa degli adulti, naturalmente, che a fin di bene proteggono e coccolano, troppo.
I genitori non sono più quelli di una volta, certo, la famiglia non é più quella di una volta, il grosso del lavoro va focalizzato sui padri non più autoritari, ma non ancora pronti ad aprirsi con i figli: valorizzare la parte "reale" della coppia, chi dice cioè la realtà, perché la mamma tende più alla protezione, ai padri si chiede magari l'intimità di un viaggio, dello spostamento in macchina per allacciare un discorso, per sciogliere la tensione.
Me ne sono andata via felice, con una busta di libri da consultare, come mamma, ma anche come insegnate, per quanto precaria e supplente; la vita familiare non é per niente semplice, cercherò di rafforzare certi miei lati oscuri, con autorevolezza, la vita scolastica oggi é veramente dura, irta di difficoltà e la famiglia deve remare dalla stessa parte dell'istituzione, non sia uno scontro, ma un incontro.
Che Qualcuno mi aiuti, ne ho proprio bisogno, in questo momento.
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