Solo per due giorni, solo per lavori edili improrogabili, però lontani stiamo, chiusi gli edifici scolastici e accesi i computer.
Prima volta a distanza con la seconda, classe che ho conosciuto solo a settembre: qualche collegamento c'è stato sì ma dall'aula alla loro postazione, positivi.
Con le terza invece c'è dimestichezza, siamo cresciuti a distanza, perché oggi fanno esattamente due anni che è cominciato tutto. Tutto cosa? Quel virus lì che ha diviso gli animi, annebbiato le menti e indurito i rapporti, oltre alla realtà sanitaria.
Un incubo che ritorna, un collegamento che non unisce la mia voce ai loro occhi, quelli di chi si è posizionato ed ha acceso la videocamera poi.
Una pausa di riflessione, prendiamola con filosofia, se non fosse che la letteratura scalpita e le emozioni leggono: abbiamo comunque lavorato, certo. Non come alla Salvo, con la campanella di Sabrina e il distributore costantemente inceppato, apri-e-chiudi delle finestre e la ricreazione in cortile a cronometrare chi è più veloce.
Non un percorso agevole arrivare a giugno, anzi direi proprio la fatica della famosa continuità, non dei docenti, ma della concentrazione e della quotidianità, che tanto ci manca.
Ma si potrebbe parlare di homeschooling al contrario?
Fortuna che lunedì si torna, che dobbiamo parlare della Giornata dei Giusti e della Donna.
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