E ancora una volta il mio paesello paga un tributo, una giovane vita spezzata, troppo giovane.
Uno di quei casi che ti lasciano l'amaro in bocca, il dubbio dell'esistenza del Signore in testa e il buio nel cuore; il buon Dio ha colto di nuovo la rosa più bella del suo giardino, un uomo che si affacciava appena alla vita, già carico di esperienze forti, pesanti, ingiuste. Quando capitano questi fatti - qui ci si conosce tutti - inizi a pensare, forse riesci un poco anche a riflettere e umanamente ti chiedi il motivo: ci si interroga sullo scopo di tanto atroce fine, come se potessimo spiegare il come e il perché, come se potessimo con la nostra limitata ragione umana trovare le giuste parole, una motivazione razionale a un dolore inumano, a quella meta che tutto quieta, tutto cheta.
Esiste un destino per ognuno di noi, sta scritto nelle stelle? Dolore, gioie, amore, sofferenza hanno un contratto in precedenza firmato con l'uomo?
Quando poi lo strappo riguarda una persona buona, per bene, che ha raccolto sulle spalle molti pesi e negli occhi grandi pensieri, niente ha senso, nulla di fatale, eroico, da commentare, non se lo meritava... Chi si merita di morire prima di aver assaporato la vita?
Mia cugina afferma che ad ognuno spetta un compito: ogni persona ha la sua "missione" terrena, corporea da sbrigare per poi tornare alla casa del Padre, da dove continuerà ad assistere e vegliare sui cari, sulle persone che ha conosciuto in vita.
Questo dice, le voglio credere.
Razionalmente non ho altre parole né di conforto né di scampo.
Seconda stella a destra, questo è il cammino
E poi dritto fino al mattino...
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