Alle sei già in piedi, vestiti e pronti per uscire con il buio: non tutti erano convinti di questa scelta drastica, di levataccia mattutina, ma poi si sono lasciati coinvolgere e non si sono certo pentiti del favore delle tenebre né della compagnia; sette ore da un punto all'altro, con due piccole pause dovute per la colazione e bisogni vari.
Addirittura, la tappa decisa fino a Pontedeume è stata poi modificata in fieri su suggerimento di una delle Asturiane e da soli quindici chilometri si è allungata a ben venticinque per raggiungere Miño: salite ripide e difficili, ma non impossibili anche per le signore che contano più di sessant'anni. Naturalmente ogni pellegrino procede con il proprio ritmo: l'arrivo si è allungato, con un'ora di differenza tra i primi e le ultime.
Alla trattoria del paese d'arrivo poi il gruppo ha sfruttato l'offerta del menù pranzo completo, con tanto di dolce, per soli 9 euro pellegrini e si è anche aggiunta una coppia di Segovia. Dopo essersi rifocillati, i nostri sono corsi in spiaggia per cercare il sollievo dell'acqua marina alle gambe da massaggiare e rinfrescare per evitare i crampi, il peggior nemico di chi marcia per ore, zaino in spalla.
Ognuno si comporta come crede e come si sente, lungo il percorso: c'è chi rimane in silenzio, chi parla e si apre: sembra che con gli estranei sia più semplice lasciarsi andare e confidarsi, forse perché non ci si sente giudicati e si gode di una libertà di espressione senza "ritorsioni" affettive. Questa vicinanza ha un inizio e una fine, senza troppe pretese, ma nella giusta ottica di amicizia di intenti, di vicinanza di obiettivo, di forza da infondere e coraggio da cercare.
Nessuno che sia troppo vecchio o malconcio, inutile o inabile, inadatto o fuori quota: chi sceglie di vestire i panni del pellegrino conosce i propri limiti e magari li vuole spezzare, cerca la prova intima e personale, il riscatto da una vita che non gli appartiene.
In solitudine o in compagnia, verso la meta comune.
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