Nonostante il servizio di camerieri e addetti alle strutture nei confronti dei pellegrini non sia dei migliori, lungo il tratto inglese; nonostante la fatica dei centoventi chilometri macinati a piedi dal mattino presto all'ora di pranzo; nonostante il posto negli ostelli sempre in forse per l'impossibilità
di prenotazione...
Mi dispiace essere arrivata alla fine.
Mi dispiace lasciare il gruppo con cui ho condiviso tanto tempo, sforzi e parole.
Mi dispiace che la magia finisca.
Mi dispiace ritornare un comune mortale, lasciando i panni del pellegrino.
Mi dispiace tornare alla normalità della vita quotidiana, delle corse, del traffico e dei rumori cittadini.
Mi sono svegliata alle 6:30, dopo un'ora mi sono incamminata con i miei compagni per percorrere poco più di quindici chilometri, gli ultimi che ci dividevano dalla meta finale: a mezzogiorno era tutto finito.
Ho affrontato momenti di sconforto, di confusione interiore e di riflessione su di me e la mia vita, ho cercato qualche volta la solitudine e il silenzio per rasserenarmi e per ritrovare la pace.
Solo alla fine mi sono riunita ai miei compagni di "avventura" per entrare insieme sulla piazza principale e commuoverci al suono della musica che ti accoglie davanti alla cattedrale che ti vede da lontano già con le sue alte guglie.
Altro passaggio, presentarsi all'ufficio che rilascia le compostele, cioè il riconoscimento del percorso effettuato; in albergo per una rapida doccia e poi qualcosa da sgranocchiare.
Alle 19:00 ho partecipato alla messa del pellegrino chiudendo così la mia "missione".
Tutto concluso, ma tutto nel mio cuore, un'esperienza che ho condiviso con persone speciali: Nieves, Pilar, Marta, David, Alberto e Roberto, che hanno reso indimenticabile l'esperienza, una "fratellanza di cammino" unica, che si prova solo qui, tappa dopo tappa.
Angela
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