giovedì 1 settembre 2022

PAOLO CREPET, UNA SCOPERTA

  Seratona a Viterbo, di quelle interessanti che capitano oramai raramente.

 In piazza, a cielo aperto, accanto ad una grande e illuminata libreria gremita di avventori: aspettiamo l'intervento di Paolo Crepet, personaggio fin troppo conosciuto sia a livello mediatico che cartaceo, medico e divulgatore, di quelli che si trovano spesso citati e ripresi in brevi video. Confesso che di suo non ho ancora letto nulla.

 Arriva in anticipo, abbigliamento informale, semplice e un bel sorriso: stringe la mano agli organizzatori e  ai tecnici, si siede al suo sgabello alto accanto alla moderatrice e comincia a parlare, che non si ferma più per almeno novanta minuti.

 Spara a zero, si dice così, su tutti, sul comportamento e le scelte degli adulti riguardo all'educazione e alla scuola, ai figli e agli alunni, ai giovani bistrattati e annichiliti dai social. La prima stoccata va alla scuola, alla DAD, all'assenza di bocciati in Italia, soprattutto alla maturità: cos'è il merito, cos'è il sacrificio, cos'è il mettersi in gioco e, soprattutto, il futuro dei nostri ragazzi.

 E poi chi ci influenza, privandoci dello stile per portare la moda, chi decide cosa dobbiamo scegliere, quali serie dobbiamo guardare, quali obiettivi dobbiamo perseguire, ma stesi sul divano, in poltrona a consumare un pasto portato da un altro ragazzo in bicicletta.

 Scoprire il mondo, vivere il mondo: l'amore, lo studio, il lavoro, ci mettiamo nelle mani di un navigatore, invece di abbassare il finestrino e chiedere un'informazione, non lasciamo che i nostri alunni provino i loro limiti perché non li abituiamo ai voti bassi, alle sconfitte.

 E ancora l'educazione, il rispetto semplicemente per chi sta parlando senza interromperlo, il guardarsi negli occhi a leggere il vero messaggio, l'accorgersi delle difficoltà di una ragazza anoressica, che modifica la propria immagine con quei filtri che abbelliscono, coprono, allontanano.

 Il giudizio degli altri: siamo pronti a reggerlo, capirlo e sopportarlo? Essere, apparire: lanciare un messaggio, colpire l'interlocutore con l'abbigliamento o con la propria vera Arte, guadagnarsi il Nobel mantenendo fede alle proprie idee senza ricercare il pubblico, il consenso, l'asservimento

 E altri stimoli arrivano dal professore, un vero e proprio mattatore che regge bene la scena, cattura il pubblico silenzioso che applaude alle sue battute, che si riconosce in tante "scenette" descritte.

 Una vera sorpresa, un uomo di settantuno anni che ha scritto più di quaranta libri e ancora ha molto da dire, da girare, da narrare: si pone e ci pone delle domande scomode sulle nostre abitudini ormai deviate, sullo stato di salute degli studenti gobbi, diabetici e miopi, sulla società che se ne infischia dei problemi e delle emozioni del singolo, della folla che viene ammaestrata e omologata negli acquisti di Natale, nella visione del mondo ridotta ad un metro quadrato di visore, per tutta la famiglia e, peggio, per quei piccoli sedati con un video, un aggeggio, seduti in carrozzina, di notte, invece di riposare, calmi e coccolati, sembra che si dica drogati.

 Leggerò il libro immanente, sono troppo curiosa.

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