venerdì 29 aprile 2016

PRIMA RIUNIONE, DISSOLVENZE

Giovedì mattina appuntamento importante: si è riunito un piccolo gruppo di persone per far partire la macchina organizzativa della prossima mostra, ero a Ronciglione, mia patria d'elezione ormai.
 Presso lo spazio Iterland con Stefano Cianti e M. Luisa Garabelli ho ragionato di inaugurazione, pieghevoli, orari, disposizione delle opere, pubblico, inviti e naturalmente contenuti: "Quando l'arte si fa in quattro" è uno dei titoli papabili per la collettiva in un chiostro storico della Capitale, devo riuscire a mettere per iscritto quello che gli artisti hanno voluto esprimere nelle loro opere, il loro messaggio etico ed estetico, compito non facile, ma che ho raccolto molto volentieri.

 Poi ho sfruttato l'attimo e ho chiesto a Stefano di parlarmi di due suoi quadri lì esposti, in vendita, frutto della sua collaborazione con il fotografo e amico Giulio Speranza: peculiarità di questi è l'immagine fotografica elaborata su cui poi il pittore è andato a lavorare creando una compenetrazione, una fusione o commistione di generi e colori veramente interessante.
 Questo e tanto altro stanno preparando loro.

 Lo sfondo abbandonato dalla vita, distrutto dalla vita che lo frequentava, ora morto, in sfacelo inutilizzabile e il simbolo della vita stessa, una donna in attesa aggrappata al suo uomo e vicino un bimbetto. Nessun volto, nessun particolare, corpi bianchi, appena accennati da pennellature verticali o sinuose. L'altro invece ritrae una presenza, uno spirito, un guardiano del luogo? Sembra un angelo, forse una donna, cosa rimane di un edificio in decomposizione? Cosa resta dell'esistenza umana? Nulla. 

Mi sono venuti in mente i versi di Ungaretti, immortali

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto




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