lunedì 14 gennaio 2019

QUELLI CHE NON SONO NATIVI DIGITALI, MA INSEGNANO

 Un corso di Istituto interessante sul digitale, sulla didattica digitale, cominciato oggi pomeriggio: non solo sono nata dieci anni prima del 1985, ma ho cominciato ad avvicinarmi alla tecnologia molto dopo, tutti punti a mio sfavore. Quindi la questione scottante risulta insegnare - o almeno provarci - a ragazzi che maneggiano strumenti che neanche conosci alla velocitá che neanche ti immagini, nei modi che possano interessarli, intrigarli, non lasciarli in balia della noia e soprattutto raggiungere quegli obiettivi fondamentali senza lasciare alcuno per strada. Il che non mi sembra poco, proprio no!

 La lezione della dottoressa C. Spinucci ha spaziato in vari ambiti tutti concernenti certo l'apprendimento e gli obiettivi educativi, competenze - si dice - per affrontare il mondo là fuori, per non rimanere estraniati dalla realtà del lavoro, per farsi trovare pronti come tutto il resto d'Europa.
 Quasi tre ore di argomenti importanti, di rimandi ed esempi concreti: la trasmissione della conoscenza oggi non è solo appannaggio del docente, l'autonomia scolastica ha rivoluzionato il modo di intendere il libro abolendo i programmi delle materie. Si parla di competenze trasversali in contesti diversi da quelli scolastici, meglio entrare nell'ottica dell'apprendimento permanente.
 Nuovo modo di organizzare la lezione, perché diversi sono i ragazzi e il mondo è cambiato.
 I giovani oggi possono aprire un qualsiasi computer e connettersi, digitare una ricerca e trovare in pochi secondi la risposta, sta ai docenti educarli a cercare nel giusto, non cadere nella trappola dei giochi e delle interviste per carpire gusti e poi soffocarti di pubblicità e richieste.
 Questo mi ha lasciato pensare molto: le risposte offerte dalla rete sono tutte orizzontali, semplici e non complesse, non consequenziali, mentre il libro offre un percorso verticale, un prima e un dopo nella scoperta degli argomenti e allora si parla di granularità del digitale, dove i contenuti complessi sono ritagliati per avere a disposizione contenuti semplici, da mescolare e utilizzare.
 Si sottolinea la resilienza, si suggerisce la lezione a classe capovolta, si chiede ai docenti di assumere il ruolo dei registi nella scelta dei codici, insomma non solo il libro di testo, ma tutte le risorse: cambiano i ragazzi stimolati al sapere in modo differente rispetto all'altro secolo, deve cambiare anche la metodologia didattica, che sia comune in un istituto, che parta dall'Infanzia per giungere alla secondaria, contestualizzando sempre, magari affiancando il libro di testo, ma non solo. Il sapere si trasmette oggi in base anche al gruppo classe, non sono gli alunni a non stare attenti o a distrarsi facilmente, tocca all'insegnante rendere interessante la lezione, lanciare messaggi nel modo giusto, senza lungaggini o giri di parole, dritti al punto, precisi da elaborare ed apprendere, per ottenere il meglio, per ottenere il massimo.
 Non facile questione, ma si tratta di educare giovani competenti e competitivi, pronti per il mondo del lavoro, in gioco nella formazione e nell'aggiornamento del sapere: sembra che non possiamo permetterci il lusso di fermare il cambiamento della scuola quando il mondo cambia e i ragazzi ancor di più. Dante non si tocca, gli avvenimenti storici debbono conoscersi nel prima e nel dopo, sta agli insegnanti trovare la modalità migliore per formare gli alunni anche con gli strumenti digitali, pane quotidiano per loro...



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