martedì 9 luglio 2019

QUANTO SIAMO DISPOSTI A SPENDERE?

 Argomento serio e impegnato, tratto dallo scambio di idee con la mia amica Susanna: quando le mamme alle feste di compleanno parlano, discutono di affari seri, non solo pettegolezzi!

 Si parla di cultura, di un lavoro di mente, un impegno difficile da quantificare.
 Quanto si è disposti a pagare un professionista del sapere?
 Un qualsiasi ottimo artigiano, buon lavoratore, preciso con i tempi e rispettabile, ha una parcella, che tutti devono  - o dovrebbero - considerare, pagando il giusto, saldando il conto richiesto.

 Ma quando si tratta di tradurre, offrire una consulenza, affiancare una persona inesperta che cerca un intenditore, un maestro, un esperto in un campo nuovo, inestricabile, in cui muovere i primi passi sembra difficile, quanto vogliamo risparmiare?

 Mi è capitato di essere ingaggiata a costo zero, a gratis, per collaborazioni fumose, per la gloria, per i posteri, definite la questione come volete, ma resta il fatto del gratuito che certo non aiuta il mutuo in banca, l'equilibrio familiare né purtroppo la scelta di un lavoro "intellettuale" perché poco redditizio, poco remunerato, poco considerato, poco preso sul serio.

 Vorrei campare delle mie parole, per esempio, di critica, di articoli, ma al momento non sono abbastanza brava, evidentemente, né interessante, né solerte o intrigante, aggressiva o graffiante: mi arrangio di altro, non del mio scarso e irrisorio sapere.

 Chiedere un rimborso spese, un contributo per il disturbo, vi sembra esagerato? Per non parlare degli anni di studio, di specializzazione, di incontri, approfondimenti, corsi, aggiornamenti, di dedizione.

 Sminuire una collaborazione, tirare sul prezzo, in qualsiasi campo, con qualsiasi operatore, per qualunque professionista è imbarazzante, svilente, mortificante; non credete?

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