martedì 16 dicembre 2014

UNO, NESSUNO, CENTOMILA ... ME STESSA

Prendo lo spunto per questo personalissimo post da una incresciosa situazione domestico-scolastica: mia figlia, nonostante i miei continui richiami allo studio dell'inglese, "ha portato a casa" un voto da verifica per me inaccettabile. Sono una perfezionista dello studio, lo sono sempre stata, non posso farci nulla e dai miei pargoli, poveretti loro, pretendo lo stesso.
Impegno, poi il risultato.
Insomma la mia reazione è stata esagerata, a ripensarci a mente fredda, ma così è.

Con gli altri invece, con tutti gli altri, non perdo mai la calma; non mi piace offendere, non voglio che qualcuno serbi rancore nei miei confronti per una parola fuori posto o un commento giusto, ma offensivo.
Anche questo è sbagliato, perché poi gli altri se ne approfittano e passo per la povera cretina del gruppo, sempre buona e silenziosa. Non reagisco per la paura di rimanere sola, sostanzialmente.

Subire un torto è per me meno importante che rispondere a tono e magari rompere i rapporti, specialmente con le persone più vicine. Sicuramente sbaglio, questo rimanere sulla difensiva non mi fa apparire una leader, un capopopolo, che di solito invece è una persona sicura, anche arrogante, ma che con il suo fare "prepotente" coinvolge, trascina, convince gli altri a seguirla.

Non ho mai seguito la massa, mi è capitato di rimanere fuori dal coro, di non adulare il capotreno e di prendere la mia decisione isolata, pagandone le conseguenze, naturalmente. Ad esempio, mentre tutte le mie amiche sceglievano l'istituto magistrale (azzeccando il futuro), in terza media optai per il glorioso liceo - tanto sapere, poco lavoro!

Avevo un'amica speciale, a vent'anni, che poi speciale non si è rivelata, con cui ero troppo permissiva. Quando ho reagito è stato troppo tardi, la corda spezzata non si potuta più riannodare, ma sono come rinata. Ora la guardo e penso a come ho potuto essere tanto stupida, ma soprattutto gioisco perché "ha lasciato il posto" ad altre speciali persone.



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