Troppi, improvvisi, un fulmine a ciel sereno in estate, stagione in cui non si erano mai visti, mai considerati. Anche in passato, nel remoto mio passato studentesco, li ho accolti, contro ogni volere di mia madre, era quasi inevitabile, non ne potevi trovare scampo, appuntamento invernale fisso.
Quando li abbiamo visti in casa nostra, non volevo crederci, stentavo a farmene una ragione: da dove venivano, chi li aveva portati, con quale coraggio si presentavano sfrontati, tenaci, sicuri di sé e resistenti, resistentissimi?
Sempre a proprio agio loro, sempre comodi: per noi riunioni su riunioni, la sera momento di riflessione fisso, imprescindibile, tanto sospirato quanto difficoltoso, prima del bacio della "buona notte".
E poi la vergogna, come se fosse una colpa, invece non è così, ti si attaccano e non se ne vogliono più andare: però alla fine dopo tanti colpi, ce ne siamo liberati, ce li siamo finalmente tolti dalla testa!
E da scuola è arrivato di nuovo un avviso, un allarme, non se ne può più.
La pediatra dice che ormai si sono evoluti e resistono anche ai trattamenti più forti, invece la parrucchiera mi ha consigliato per la prossima emergenza un trattamento farmaceutico al petrolio, maledetti pidocchi!
BARTOLOMÉ ESTEBAN MURILLO
Bambino che si spulcia, 1645-1650, Parigi, Louvre
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