Sabato pomeriggio culturale, extra large, capita anche questo per la Sagra e, a mio modesto parere, non è cosa buona e giusta. Mi spiace scrivere così, sembra che il mio sia un accanimento, ma effettivamente qualcosa non ha funzionato e siamo rimasti fermi in chiesa per quasi due ore e mezzo ad ascoltare di tutto: alla fine ci siamo alzati dai banchi infreddoliti e indolenziti.
Perché non si possono unire la presentazione di un libro con annesso discorso della casa editrice e una lezione "quasi universitaria" sullo stile di Lucrezia Borgia, con intermezzi di relatori con funzione di proemio-inquadramento storico-conclusione.
Allora facciamo ordine: Dante che scrive della Tuscia è già un argomento corposo, aveva bisogno di più spazio, magari della lettura dei versi, un bel momento di scambio di vedute letterario-artistiche o un approfondimento delle fonti utilizzate dall'autore. Niente, anche di sotterfugio la firma della copia del libro comprata, per non interrompere la scaletta.
L'intervento storico, lungo e particolareggiato non andava fatto, non è servito all'economia del contesto, anzi ha appesantito l'attesa.
Ho molto apprezzato i dettagli, le immagini, i richiami interdisciplinari della moda rinascimentale: gioielli, acconciature, tessuti, colori, magari qualche citazione epistolare di troppo.
Spero di avere altre occasioni più diluite per ascoltare questi specialisti così diversi, ma certo uniti dalla grande passione per lo studio e la conoscenza.
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