E' notte tarda e sono ancora sveglia, é sempre lui il mio chiodo fisso...
Questo é un appello semi-serio a chi ha a cuore il futuro del nostro patrimonio culturale...
Quando capiti in una classe, come supplente, per capire da dove cominciare il discorso assegni un compitino, semplice e innocuo ai tuoi occhi, pallos% per quei poveri studenti che tutto vorrebbero sopportare tranne una lezione riassuntiva su quel disgraziato di Giacomo, colpito da Madre Natura in piena giovinezza.
Uno dei massimi letterati e pensatori italiani di tutti i tempi - l'enciclopedia on line non sbaglia - che peró era proprio sfigato e giú una cartella clinica di tutto rispetto, accurata e puntigliosa...
Ma insomma dico io, la smettiamo di presentare il Poeta dell'Ottocento italiano come un uomo a cui non era rimasto altro che pensare in solitudine nel paterno ostello?
Certo che compone e filosofeggia con tutti quegli acciacchi cosa gli sarebbe rimasto da fare per ammazzare il tempo? E andiamo con la Natura Matrigna, l'amore negato, la sfiga che lo perseguita...
Giacomo era figlio di un conte, quindi conte anch'esso, invece di spaccarsi la schiena nel lavoro dei campi ( e lo abbiamo letto Rosso Malpelo!) si era rovinato la vista studiando nella paterna biblioteca, avido di sapere e conoscenza, nel castello paterno da cui
Mirava il ciel sereno,
Le vie dorate e gli orti,
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte...
I genitori poi gli avevano negato viaggi e divertimenti, come se tutti gli altri potessero passare le vacanze a Formentera invece, in un'epoca in cui nessuno sceglieva come e con chi sposarsi, per esempio.
E poi vogliamo considerare la provincia chiusa e gretta in cui questo spirito era nato e cresciuto? Come se noi studiassimo guardando il Ponte di Brooklyn dalla finestra, in un ambiente stimolante e culturalmente altro...
Non si tratta di un'equazione scontata gobba = Pessimismo cosmico = Poesia immortale... Altrimenti saremmo tutti Leopardi!
E poi fossi in lui, autore di versi immortali come
Tu, solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
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