mercoledì 22 febbraio 2017

LEOPARDI NON ERA GOBBO...

 E' notte tarda e sono ancora sveglia, é sempre lui il mio chiodo fisso...
 Questo é un appello semi-serio a chi ha a cuore il futuro del nostro patrimonio culturale...


 Quando capiti in una classe, come supplente, per capire da dove cominciare il discorso assegni un compitino, semplice e innocuo ai tuoi occhi, pallos% per quei poveri studenti che tutto vorrebbero sopportare tranne una lezione riassuntiva su quel disgraziato di Giacomo, colpito da Madre Natura in piena giovinezza.
 Uno dei massimi letterati e pensatori italiani di tutti i tempi - l'enciclopedia on line non sbaglia - che peró era proprio sfigato e giú una cartella clinica di tutto rispetto, accurata e puntigliosa...
 Ma insomma dico io, la smettiamo di presentare il Poeta dell'Ottocento italiano come un uomo a cui non era rimasto altro che pensare in solitudine nel paterno ostello?
 Certo che compone e filosofeggia con tutti quegli acciacchi cosa gli sarebbe rimasto da fare per ammazzare il tempo? E andiamo con la Natura Matrigna, l'amore negato, la sfiga che lo perseguita...
 Giacomo era figlio di un conte, quindi conte anch'esso, invece di spaccarsi la schiena nel lavoro dei campi ( e lo abbiamo letto Rosso Malpelo!) si era rovinato la vista studiando nella paterna biblioteca, avido di sapere e conoscenza, nel castello paterno da cui
 Mirava il ciel sereno,
Le vie dorate e gli orti,
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte...
 I genitori poi gli avevano negato viaggi e divertimenti, come se tutti gli altri potessero passare le vacanze a Formentera invece, in un'epoca in cui nessuno sceglieva come e con chi sposarsi, per esempio.
 E poi vogliamo considerare la provincia chiusa e gretta in cui questo spirito era nato e cresciuto? Come se noi studiassimo guardando il Ponte di Brooklyn dalla finestra, in un ambiente stimolante e culturalmente altro...
 Non si tratta di un'equazione scontata gobba = Pessimismo cosmico = Poesia immortale... Altrimenti saremmo tutti  Leopardi!
 E poi fossi in lui, autore di versi immortali come

 Tu, solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,

mi incazzer&# proprio considerando quanto ricordano e sottolineano di me gli studenti del Duemila...

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