Carnevale di Civita Castellana, ultima domenica di febbraio che sembra maggio, un sole caldo a scaldare i figuranti già belli alticci alle tre del pomeriggio, si balla a ritmo, nessuno che stia fermo. Mi piacciono gli sfottó tra paesi, in questo caso Civita se la prende con l'altro concorrente diretto della Tuscia, ma sono due mondi distanti, che hanno poco in comune.
Tanto l'altro é signorile, nobile e altero quanto questo é scanzonato, confusionario e a basso costo, non che non ci siano bei costumi, ma in percentuale molto bassa rispetto alla moltitudine variopinta e colorata, assemblata e calcata davanti ad ogni carro: sfilano una ventina di trattori e solo quattro o cinque carri hanno meccanismi automatici, pupazzi di cartapesta da due piani.
Segnalo in particolare il gruppo dei "nonni" vestiti da donna, calze a rete d'ordinanza, parrucche fluide, rossetto e tacchi alti e larghi, tirati a lucido, uno sculetta anche e mostra un perizoma invidiabile! Non si può resistere a Raffaella Carrá che canta "Com'è bello far l'amore da Trieste in giù...", sono troppo coinvolgenti, i migliori!
L'altro é quello dei nipoti, giovanotti poco più che adolescenti, sbarbati, ragazzette dal passo indeciso, qualcuna perde - diciamo - l'equilibrio e cade, qualcuna si sorregge alle amiche, mentre ballano stretti stretti cominciano ad urtarsi e a oscillare pericolosamente, sono loro che aprono lo striscione bianco con la frase rivolta "agli avversari mascherati".
Più di tre ore di sfilata, serrata, ritmica, bella! E alla fine squadre di spazzini all'opera a ripulire la strada da ogni possibile rimasuglio carnascialesco, coriandoli, bottiglie e bicchieri...
Nessun commento:
Posta un commento