mercoledì 7 novembre 2018

DISCESA AGLI INFERI

 Terzo incontro di dieci presso l'Aula Magna del nostro Istituto Comprensivo sede centrale, ore 16:15 con la dottoressa Sandra Falzone da Civica Castellana e riprendiamo il discorso da dove l'avevamo lasciato quindici giorni fa.
 Accantonate tutte le premesse e selezionati i distinguo, oggi ci siamo letteralmente immersi nei problemi, nei disturbi internalizzati ed esternalizzati o, se volete, nelle specificità dei casi, per cui siamo scesi negli Inferi faccia a faccia con i comportamenti dei bambini, tutto quello che emerge in ambiente scolastico, di cui i docenti sono testimoni e primi esaminatori.
 Tutto il nostro appoggio intanto alle insegnanti della scuola materna, il primo "esame" cui incorre la famiglia tutta, perché di questo si tratta: la maestra osserva, raccoglie dati e convoca poi i genitori, informandoli di quanto riscontrato ed è dura.
 Senza giungere a conclusioni avventate, senza cercare problemi laddove non ce ne fossero, ma neanche sottovalutare o sistemare la famosa pietra sopra, che non conviene a nessuno.
 E già perché di ogni problematica trascurata o non rilevata, la dottoressa ha bene illustrato le conseguenze adulte, a carico dell'intera società; si dice che ognuno incontri poi la propria sostanza, il disturbo non curato in tempo debito cioè viene compensato in età adulta con una determinata droga; per le donne, ad esempio facile da reperire e lontano da occhi indiscreti, l'alcool.
 Ansia da separazione, ansia generalizzata, atteggiamento ossessivo-compulsivo, mutismo selettivo, attacchi di panico fino alla depressione: avete letto bene, per i bambini che sono il ritratto della gioia di vivere, la vivacità e il movimento del gioco condiviso, si paventano tanti problemi che spaventano, che sembrano assurdi e impensabili e che si curano con i farmaci. Sconcerto, in platea: cure, terapia, pillole sono parole che neanche si vorrebbero pronunciare per quei piccoli mostriciattoli adorabili, eppure certe patologie esistono, vanno identificate, capite e di conseguenza curate, come si procederebbe in caso di miopia o di attacchi convulsivi.
 E ci sono gli atteggiamenti spia, quelli che indicano quando qualcosa non va, quando il bambino soffre terribilmente e non si tratta di capricci, malessere passeggero o sonno arretrato: non solo il disturbatore che scoccia e crea confusione; se il piccolo non parla in classe, non si esprime in ogni modo creativo, ma rifiuta di comunicare, allora in quel caso non si può trattare di timidezza; le crisi d'ansia da abbandono non si risolvono col lasciare il figlio nelle mani sagge e protettive di adulti estranei, benché qualificati quali i docenti, anzi si annullano proprio con il costruire momenti esclusivi, da ritagliarsi imprescindibili tra genitori e figlio. Sono il babbo e la mamma quelli che il minore cerca, il riferimento, l'aiuto, ma anche chi per il troppo bene avalla certi atteggiamenti, sorvola sulle stranezza, annulla gli effetti benefici dei consigli dei dottori.
 Saper cogliere i messaggi dunque, non sottovalutare il disagio, accoglienza del dolore, dialogo, gratificazione e gradualità nelle ricompense e nell'accontentare ogni richiesta.
 Mormorio, brusio, scambio di opinioni continuo tra gli insegnati; la dottoressa come sempre espone in modo chiaro e diretto, porta molti esempi clinici del suo vissuto, chiarisce i modi di intervento, di approccio e i tempi stretti per risolvere quanto emerge in aula, ma ipotizza anche che in alcuni casi i genitori potrebbero scegliere la strada del silenzio per risparmiare tante spiegazioni, per evitare un atteggiamento moralistico involontario ma comune, al solo pensiero di una terapia farmacologica intrapresa dall'alunno.
 Ce ne andiamo tutti sofferenti, carichi di dubbi per quanto svolto in passato, per le tante soluzioni semplicistiche scelte a fin di bene, magari azzardate o all'apparenza le uniche possibili intraprese con bimbi "difficili".
http://www.centroceral.com/sandra-falzone.html

Nessun commento:

Posta un commento