Ti manca l'altra scuola?
Sì, molto; mi manca tantissimo. Ci penso ogni giorno, quando mi alzo con calma, alla stessa ora in cui l'anno scorso invece uscivo di casa per affrontare quaranta minuti di strada di buche. Mi manca, anche se ho molto più tempo per i figli, per me, i miei passatempi, per la casa. I miei figli, ora li accompagno davanti alla scuola, incontro quotidianamente i loro insegnanti, li riprendo, addirittura frequentiamo insieme dei corsi, potrei anche avere la fortuna di assistere di nuovo dopo tanto tempo alle recite natalizie.
Però mi mancano i miei alunni, gli altri: quante letture avremmo potuto assaporare, commentare, recensire e consigliare; sedute di grammatica che adoro, i segreti dei testi, il mito greco, i versi immortali dei grandi Italiani.
Per ogni giorno un'occasione di consultazione, per ogni giorno un testo teatrale in dialetto da interpretare. E poi il grande progetto, ambizioso direi, della biblioteca scolastica: aveva preso piede, cominciavano ad appassionarsi, a sfogliare e scambiarsi i testi.
I ragazzi della mia seconda, che ora stanno decidendo il loro futuro, chissà cosa avranno pensato per le superiori, quanti andranno al classico... Anche quello più antipatico e difeso dalla madre mi manca, gli dedico comunque un attimo, certo non come l'appassionata lettrice con cui scambiavo affettuosi suggerimenti.
Il capo? Adoro la prof di inglese fiduciaria di plesso attiva, disponibile, sempre con la soluzione in tasca, nel panico ma con signorilità. E la prof di musica dolce, dolcissima.
Vero, il primo amore non si scorda mai, come potrei dimenticare il primo intero anno in cui ho vestito i panni della perfida insegnante di italiano?
Tutti nel cuore.
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