Arriviamo sul filo del ritardo e troviamo una fila da quindici minuti per raggiungere la biglietteria, non lo avremmo mai immaginato: bimbi, adulti, un via vai di allegra confusione nell'ambito di una rassegna cinematografica in ricordo di una persona speciale per il volontariato e l'affido familiare. Bene, qualcuno tra gli ultimi si lamenta, potrebbero addirittura non esserci più poltrone e, infatti, alcuni genitori rimangono in piedi, appoggiati alle pareti o seduti in terra.
Lo spettacolo comincia dopo che tutti, ma proprio tutti, hanno trovato posto e dopo i saluti di benvenuto, quando i più piccoli cominciano a mostrare un po' di irrequietezza.
Un film meraviglioso - ho pianto solo un paio di volte! - dalle mille sfumature di interpretazione: si può cominciare dal tema della crescita e della formazione del gattino protagonista, ma anche dall'allontanamento dal nido familiare; potrei sottolineare l'aiuto immediato e incondizionato del grande ed esperto gatto all'arrivo dello smarrito in una grande città; fondamentale l'esperienza della scrittura e della lettura, il trapasso dalla prima infanzia all'età scolare e quindi alla presa di coscienza del mondo che ci circonda, ma anche il prepotente che umilia chi è caduto in disgrazia.
Rodolph studia, può chiedere aiuto all'umano, impara la strada del ritorno per orientarsi tra le città.
Delusione amara alla scoperta della nuova situazione a casa, mai paventata prima di averne preso coscienza direttamente: la realtà supera sempre qualsiasi fantasia.
Famiglia, amicizia, accoglienza, nuovo nucleo, sapere, saggezza, esperienza, superamento dei limiti, sogni enormi oltre la semplice quotidianità, viaggi; insomma di tutto in questo film animato giapponese simbolico, ma perfettamente riproducente la vita, la città e i simboli nipponici.
Consigliata vivamente la visione a chi ama piangere e commuoversi anche con i cartoni, a chi cerca la propria strada, a chi pensa che leggere e studiare sia una perdita di tempo e a tutti gli altri...
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