Intanto la dottoressa ha concluso il discorso lasciato in sospeso quindici giorni fa sulla terapia farmacologica, una delle possibili soluzioni in aiuto dei piccoli e delle loro famiglie, non l'unica e certo non miracolosa, ma da tenere comunque in considerazione; poi ha specificato quali sono i veri problemi da affrontare con i piccoli, quali i miti da sfatare e i tabù da chiarire e affrontare.
Il succo di quasi tre ore di incontro pomeridiano affascinante potrei indicarlo in una sola parola: comunicazione, che si badi bene non si intende lo scambio di informazioni verbali, battute o botta e risposta, no; comunicare, capirsi, anche a gesti, indicare, guardarsi negli occhi, saper usare i codici, capirsi sui codici: sembra semplice, ma non lo è. Si comunica con il tono della voce e attraverso i neuroni specchio: una stessa domanda, modulando il tono vocale si modifica, assume connotazioni diverse e rimane più o meno impressa nel pargolo, se non comprende la differenza presenta dei disturbi. Dobbiamo riappropriarci dell'insegnare il fare, comunicare prima ancora che con il linguaggio, con il corpo, la voce, i gesti, gli occhi, il sorriso d'approvazione.
Quando si tratta di disturbi del neuro sviluppo, entrano in gioco talmente tanti fattori, che i docenti devono formarsi per capire e decodificare certi comportamenti, analizzare le varie situazioni per poter agire, supportare e indirizzare gli adulti che ruotano intorno al minore.
Sesso, sessualità, identità e ruolo di genere, orientamento sessuale: società in evoluzione, si cominciano a trattare certe situazioni sin dall'infanzia, si prende coscienza della disforia cioè la difficoltà di sopportare, quando un bambino soffre o semplicemente preferisce certi giochi non convenzionali, non facilmente identificabili con il suo sesso? Ecolalia: quando il bimbo non comprende che gli si sta porgendo una domanda e allora ripete la frase che gli viene rivolta; disprassia: il disturbo delle funzioni esecutive, difficoltà nell'organizzare le sequenze motorie per arrivare allo scopo e il piccolo risulta goffo e come impacciato.
E ancora, le caratteristiche del disturbo oppositivo-provocatorio e quelle del disturbo della condotta: componente genetica, ambiente di crescita, genitorialità, nessuno escluso; si chiariscono diversi dubbi, che sorgono sia come genitore che come insegnante, ma il punto di partenza risulta sempre lo stesso: non trascurare alcun segnale, affrontare la questione e cercare possibili approcci non per punire il bambino o farlo sentire inadeguato, ma sviluppare nel piccolo la consapevolezza del comportamento sbagliato, indicargli la strada da seguire con gradualità e gratificazione per i risultati raggiunti.
La parte consistente dell'appuntamento odierno - se per caso fin qui vi sembrasse complicato - comunque è stata la caratterizzazione dei due emisferi del cervello: il destro, cui spettano i sentimenti, i ricordi, le emozioni, l'intuito, la musica, l'arte, l'immaginazione, apprezzare, il contesto, l'impulsività, la socievolezza, il gioco simbolico, la comunicazione non verbale.
E il sinistro? Logico, analitico, specifico, le sequenze, i dettagli, la realtà dei fatti, la lista delle parole, il passato, il personale, il pensiero in senso matematico-scientifico, la pianificazione, il ricordo del vissuto. Il sinistro legge, il destro riconosce i colori: provate a leggere i nomi dei colori scritti con cromie diverse; il metodo globale per imparare a leggere non funziona, meglio il tradizionale fonico-sillabico.
E argomento finale i disturbi dello spettro autismo, tanto per entrare un poco nello specifico, rendersi conto dell'importanza di una diagnosi tempestiva che deve sopraggiungere molto prima dell'ingresso alla scuola dell'infanzia; sono cambiati i criteri per riconoscere la patologia grazie alla ricerca a livello mondiale dal 2013.
Un corso mai noioso o pedante, intreccio di teoria e pratica, tanti gli esempi portati dalla dottoressa, le sue considerazioni e le tattiche per stanare i veri colpevoli di un comportamento "strano" o di un atteggiamento fuori dalla norma; viene tracciato un sentiero per affrontare certe situazioni, i problemi si chiamano con il loro nome, non si lascia nulla di intentato e ogni adulto deve sobbarcarsi la propria responsabilitá nel riconoscere, capire e cercare di risolvere una situazione, senza chiusure mentali, posizioni di principio o veli coprenti.
Un corso mai noioso o pedante, intreccio di teoria e pratica, tanti gli esempi portati dalla dottoressa, le sue considerazioni e le tattiche per stanare i veri colpevoli di un comportamento "strano" o di un atteggiamento fuori dalla norma; viene tracciato un sentiero per affrontare certe situazioni, i problemi si chiamano con il loro nome, non si lascia nulla di intentato e ogni adulto deve sobbarcarsi la propria responsabilitá nel riconoscere, capire e cercare di risolvere una situazione, senza chiusure mentali, posizioni di principio o veli coprenti.
Nessun commento:
Posta un commento