Giovedì 9 settembre, pranzo.
Non potevamo non organizzare un pranzetto di buon auspicio, di inizio anno, di rivediamoci prima di cominciare con gli impegni, di diaspora lavorativa che ci porta in giro per la provincia e anche oltre regione.
Appuntamento a Civita C. che raccoglie un poco tutti, lì dove ci siamo conosciute, firmatarie. Ognuna con la sua storia familiare, domestica, vitale, lavorativa; le ferie alle spalle più o meno corpose: la montagna che disossa, il mare di Casa che regala una frittura ineguagliabile al di qua del Tirreno, le città d'arte, la campagna.
Ci riuniamo per tirare le somme, aggiornare le nuove sedi, gli incarichi, confrontare le segreterie, capire a che punto sono arrivati su GPS a chiamata, posta, piccione viaggiatore e segnali di fumo. Provincia di Viterbo e di Rieti, dall'Umbria alla Sardegna, si parlano lingue europee, si elabora un nuovo progetto.
E poi si spettegola di vecchie conoscenze, lasciapassare, convocazioni, algoritmo impazzito, incarichi e solo qualche piccolo accenno all'anno di prova, argomento spinoso se siamo lontane e non colleghe.
E l'inno, la nota vocale lunga come un audio-libro, i genitori, i ragazzi cresciuti, le paure, l'ansia che sale sale su...Gli esami? Gli esami non finiscono mai, con le classi, il concorso ordinario, il TFA sostegno di grado superiore, il ruolo, lo strumento, una nuova classe di concorso magari.
E ci ritroviamo attorno alla tavola, simpatiche al punto giusto, informate e pettegole poco poco, tutte belle loro, ma lasciatemelo dire le docenti di francese comunque sempre con una marcia in più di eleganza.
E poi un grosso, grande, profondo respiro per tornare a casa e prepararsi per il collegio, il GLH, i consigli di classe o i dipartimenti di ogni sede ci sia stata assegnata, sul sostegno o su posto comune che sia.
Faleria ci ha unite e noi non abbiamo alcuna intenzione di perderci.
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