Un artista lo conosci e lo apprezzi da quanto realizza, da ciò che mostra e dai materiali che usa; impari a capire il suo animo, la sua indole, il suo modo di lavorare e di porsi con gli altri, clienti o estimatori che siano, poi da quel che racconta.
Rinaldo Capaldi è un affermato maestro di cartapesta, che per lunghi anni ha realizzato i carri carnascialeschi del suo paese, ha insegnato a modellare, ha trasmesso la sua passione per questo materiale molle, duttile e malleabile. Poi una svolta, importante e ponderata: ha detto basta con il carnevale, ma non ha mai smesso di sperimentare, di modellare, di piegare la materia alla sua maestria, alla sua intuizione, al suo estro creativo.
Come in un percorso, una costante crescita, una presa di coscienza sempre più forte, nella scelta della materia prima.
Il principio delle sue sculture era l'anima in ferro, rivestito poi di resina o altro materiale e altro colore, fino a quando non si è reso conto che il risultato lo soddisfaceva già in questa prima fase, dal bozzetto al ferro, basta così, nient'altro se non un tocco di vernice.
Lo scultore lavora per sé stesso, per la soddisfazione dell'opera creata, raggiunto il risultato finale è pronto a lasciarla andare, per chi l'apprezza, per chi coglie un significato intimo e complesso, come quel suo amico che ha scelto per l'entrata di casa una figura che chiede con le mani giunte un tozzo di pane, perché nella sua casa ce n'è poco, ma quanto basta per tutti coloro che ne domandano.
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