Chi sarebbe disposto a farlo?
Discussione in corso tra la critica, l'artista e la responsabile d'agenzia: abbandonare tutto per seguire il talento o accontentarsi del lavoro quotidiano, magari grigio ma remunerativo e coprispalle familiare?
L'artista sprona a seguire il cuore palpitante dell'arte, a soddisfare la sete di sperimentazione e ideazione: discorso giusto solo se si è soli o coperti da altri sovvenzionamenti?
Che dire? Non ho mai avuto un'entrata sicura in famiglia, ci siamo sempre rimboccati le maniche per tirare a campare, arrivare a fine mese, pagare le bollette, chiamatela come come volete la situazione dei precari, dei senzapostofisso ma ugualmente felici.
Sarebbe bello un mondo di persone soddisfatte dei propri traguardi, felici nel compimento dei loro sogni, ma la realtà è ben altra e quando qualcuno ti presenta il conto, gli ideali spesso vanno a farsi friggere in un mare di guai economici.
Seguire l'istinto, patire la magra ma soddisfatti delle opere realizzate o asserviti al committente, però stipendiati e quindi controllati?
Non che non esista la via di mezzo, ma seguirla non sempre riesce bene.
Un'unica certezza, come diceva mia nonna. "Il sacco vuoto non sta in piedi!"
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